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2017_z_podcast

La pandemia e la rivoluzione delle abitudini che ha portato con sé hanno accelerato un processo di digitalizzazione già in atto anche nel mondo legal. Il marketing e la comunicazione sul web hanno così preso piede a tutti i livelli organizzativi del mondo legale: dagli studi di piccole dimensioni (le c.d. boutique del diritto) agli studi di ampie dimensioni (le c.d. law firm) si sono dotati di sito Internet, presenza sui social e attività di business development.

BUSINESS DEVELOPMENT

Il passaparola non finirà, ma diventerà residuale e non reggerà più l’approvvigionamento di nuova clientela per lo studio, anche questo è oramai noto a tutti. La conseguenza è che più o meno tutti gli studi legali oggi si stanno dotando di strumenti di marketing soprattutto per il mondo web, consci che lì risiede la principale risorsa da utilizzare per il futuro. Gli studi che prima avevano tergiversato per realizzare il proprio sito Internet hanno trovato il tempo e la voglia di metterci mano e così anche per la presenza sui social. Una volta presenti, tuttavia, non si è certo arrivati a compimento del progetto di business development, perché la macchina va fatta funzionare e necessita di carburante per girare e produrre risultati. Il carburante A tutto podcast: anche gli avvocati scoprono il valore dell’audio del marketing per professionisti e del legal marketing in particolare è rappresentato dai contenuti, giuridici o paralegali, ma è dai contenuti che passa la promozione di sé stessi e del proprio studio.
Quali sono per un legale i contenuti e quali gli strumenti dunque?

CONTENT MARKETING

Concettualmente fare marketing oggi non è molto distante dalle abitudini del passato, nel senso che alcuni (pochi) professionisti già in epoche pregresse avevano capito che avere la cattedra universitaria, scrivere libri, fare interviste, stringere mani e partecipare a convegni e tavole rotonde rappresentava un utile biglietto da visita per costruire il proprio nome e farlo girare. Quel nome oggi si chiama brand e il luogo dove farlo girare non sono più le piazze e i circoli, ma il web. Inoltre, i libri da scrivere non sono più soltanto cartacei, ma anche digitali, così come gli articoli, le interviste e le tavole rotonde e la formazione. La sostanza non è molto cambiata per i professionisti, quanto sono cambiati gli strumenti, i canali e le occasioni.
Anche oggi, come in passato, il nostro nome si costruisce con i contenuti, dimostrando bravura, aggiornamento, qualità e professionalità. Come in passato, il cliente poco gradisce la pubblicità diretta, quali pagine di giornali, cartelloni pubblicitari, banner o simili. Gradisce, invece, leggere contenuti smart, vedere il proprio consulente tra i relatori di un convegno, oppure tra gli autori di una pubblicazione, sintomo di professionalità e autorevolezza.
Se un tempo erano le università e gli editori a fare da terzi garanti della propria professionalità, ospitando gli scritti del professionista, oggi è Google e i social a rendere giustizia (o così dovrebbe essere) della notorietà e autorevolezza del professionista, restituendo scritti, interviste, immagini e commenti che dimostrano la popolarità dello stesso. I like e i followers dovrebbero poi completare il tutto dando il senso della visibilità del professionista sulla nuova comunità del web, da cui tutto oramai passa.

QUALI CONTENUTI

Se il content marketing resta dunque la modalità professionale per eccellenza per comunicare la propria professionalità al pubblico, dobbiamo chiederci quali contenuti e quali strumenti realizzano in concreto questa opzione.
Ebbene, accanto al classico scritto, quali articoli, commenti, note a sentenza, abbiamo altri strumenti più “moderni” che sono anche più fruibili e incisivi per il pubblico. Parliamo dei video e dei podcast. I video sono sicuramente i più seguiti dal pubblico del web, perché attraggono maggiormente l’attenzione. Il punto è che ciò vale per settori diversi da quello giuridico, dove il video presenta musiche, scene dinamiche e quindi è piacevole da vedere, più che leggere un testo. In ambito legale, tuttavia, i video sono generalmente pesanti, noiosi e statici. Vediamo così relatori dietro una cattedra, piuttosto che speaker ingessati dietro una telecamera a declamare mono-tono norme e regole poco appetibili per un pubblico di destinatari spesso non tecnici. Detto in altro modo, il video va bene se è bello da vedere, altrimenti diventa pesante e poco attrattivo.
Esiste quindi una alternativa al video e allo scritto? Certo che sì: si chiama podcast.

IL NUOVO ORIZZONTE LEGAL: I PODCAST

Eccoci giunti al nuovo trend che dal mondo della musica, poi della radio e infine dei talk show sta coinvolgendo settori finora estranei, come il mondo delle professioni. Parliamo dei podcast, audio mp3, facilmente gestibili sia in fase di produzione, che di ascolto.
Produrre un podcast è concettualmente molto semplice, basta avere un microfono, un luogo silenzioso dove registrare e un software per la post produzione. Vediamo i singoli strumenti di cui dotarci per un risultato professionale.

MICROFONO

Esistono oggi 2 tipologie di microfoni adatti al nostro caso:
Microfoni dinamici, sicuramente i migliori e più professionali. Richiedono un amplificatore per poter funzionare adeguatamente.
Microfoni a condensatore: trasformano direttamente la voce in segnale digitale gestibile da un computer.

SOFTWARE DI MONTAGGIO AUDIO

Esistono molti software per il montaggio audio, di cui alcuni ottimi gratuiti. Servono ad effettuare tagli, a inserire sigle ed effetti sonori. A seconda che utilizziate il mondo Apple o Windows, potete scegliere tra software come Audacity (gratuito per Mac e PC), oppure Garage Band (per Mac) o il migliore secondo me Spreaker Studio (gratuito per Mac e PC).

DOVE PUBBLICARE

Oltre a pubblicare i podcast sul proprio sito di Studio in apposita sezione dedicata ai podcast, potete pubblicarli su appositi siti (hosting podcast) appositamente creati per ospitare i podcast vostri e di altri. Così come esiste Youtube per i video, piuttosto che Vimeo e Vevo (solo per citarne alcuni), esistono piattaforme di podcast famose, che offrono grande visibilità. Di solito queste permettono la pubblicazione gratuita dopo aver creato il proprio account e il proprio canale e permettono di accedere con abbonamenti a funzioni superiori. Ecco alcuni hosting podcast molto famosi:

  • Simplecast
  • Captivate
  • Podbean
  • Spreaker
  • Sound Cloud

Il mio preferito è Spreaker e infatti potete trovare qui il mio podcast: MYP Podcast – Mario Alberto Catarozzo (https://www.spreaker.com/show/myp-podcast).

COSA PUBBLICARE

Ultimo punto, ma non per importanza è cosa pubblicare in podcast per uno studio legale. Considerate innanzitutto che i vostri ascoltatori (i vostri potenziali clienti) non hanno molto tempo e pazienza per seguire troppo a lungo i vostri audio. Pertanto la prima regola da seguire è che i vostri podcast non devono superare i 15 minuti di durata. Cercate, pertanto, di contenere tra i 5 e i 15 minuti la durata di ogni podcast. Piuttosto, se ciò non fosse possibile, suddividete in puntate il podcast. Ma torniamo al contenuto: cosa raccontare in podcast? Beh, tuto ciò che potete scrivere lo potete anche leggere, l’importante è avere una buona dizione, un buon ritmo e una impostazione di voce adeguata. Come contenuti possiamo spaziare dalla descrizione delle riforme normative, al commento di fatti di cronaca, alla spiegazione della portata delle ultime decisioni giurisprudenziali, al commento delle novità legislative, allo storytelling di casi di interesse per parlare di un determinato argomento. Ovviamente più sarete capaci di modulare la voce, di rendere accattivante con il ritmo e la capacità di coinvolgere l’ascoltatore, più diventerete piacevoli e avrete seguito.
Ultimo suggerimento, cercate di condurre il vostro podcast solo sui temi core della vostra attività e utilizzate un registro linguistico adeguato al target di riferimento. Chiudete sempre il podcast con una “call to action”, quindi una azione da compiere per l’ascoltatore: la data di un prossimo evento a cui partecipare, l’anticipazione di una prossima puntata, la notizia di un futuro corso, piuttosto che il collegamento ad un’altra puntata della serie.

12/10/2020
| a cura di Mario Alberto Catarozzo – Coach, Formatore, Consulente – CEO di MYPlace Communications
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