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Le occasioni di parlare in pubblico per un legale sono davvero molteplici. Si va dall’udienza (soprattutto nel rito del lavoro, amministrativo e penale), alla riunione di studio con i collaboratori, al seminario in Camera di Commercio, all’intervento in radio. Tutte occasioni di eccellere, di dimostrare quando siamo smart attraverso il public speaking.

Come viene il più delle volte preparata quella che è una vera e propria opportunità di produrre risultati su una platea di ascoltatori?
Quasi sempre al volo, a braccio, nei ritagli di tempo, all’ultimo secondo.

QUALE PALCOSCENICO PER L’AVVOCATO

Le occasioni di parlare in pubblico per un professionista dell’area legale, in definitiva, sono prevalentemente legate a contesti quali:

  • riunioni in studio con collaboratori
  • riunioni con clienti
  • presentazioni di progetti e servizi a clienti
  • convegni e conferenze a cui è chiamato ad intervenire
  • seminari di aggiornamento economico-giuridici rivolti a colleghi
  • seminari di aggiornamento tecnico-giuridico per figure interne alle aziende clienti
  • tavole rotonde
  • corsi di formazione (es. per mediatori)
  • docenze universitarie e master
  • udienze civili e penali

Per quanto riguarda altre figure interne agli studi professionali, quali office manager, dirigenti e responsabili comunicazione, le occasioni di public speaking saranno prevalentemente interne allo studio (riunioni e staff meeting), convention di studio, convegni e tavole rotonde.

PUBLIC SPEAKING = MARKETING

Anche per l’avvocato il public speaking è un’occasione d’oro per promuovere la propria attività e farsi ricordare dal pubblico, per far parlare di sé, per dimostrare che si ha una marcia in più rispetto a tanti colleghi. Perché ciò accada è tuttavia necessario saper gestire lo strumento, quindi avere consapevolezza del proprio ruolo, del palcoscenico che si ha l’opportunità di calcare, delle esigenze dell’audience che si ha davanti, delle leve su cui fare pressione.
Non basta quindi saper parlare bene, avere dimestichezza con l’arte della retorica o della dialettica; saper comunicare efficacemente ad un pubblico perché resti “colpito” è frutto di preparazione e di un approccio strategico. Nel mondo legale, se ci fate caso, quasi sempre gli strumenti utilizzati dai relatori, magari professionisti affermati e con lunga esperienza seminariale, sono una sequenza di slides tutte testo, fitte di bullet points. Il più delle volte il relatore si presenta comodamente seduto dietro un computer, con sguardo che si alterna tra lo schermo e qualche sbirciata al pubblico; non è raro poi vedere il relatore che segue imperterrito la propria scaletta, noncurante di aver seminato per strada tutti gli ascoltatori. Quasi sempre, infine, le slides sono utilizzate un po’ come soluzione per tutte le esigenze: saranno utili per il relatore, che così avrà una linea guida nel discorso e riuscirà a superare il timore di vuoti di memoria imbarazzanti; saranno utili per il pubblico, che avrà qualcosa da guardare durante le ore di seminario e saranno gradite dal pubblico che riceverà (o chiederà) le slides per avere qualcosa a cui fare riferimento per il dopo-convegno.  Questo è ciò a cui siamo stati abituati. Funziona? Insomma… Dobbiamo chiederci, infatti, perché la maggior parte delle volte il pubblico si distrae, diventa insofferente, lascia l’aula non appena può (senza compromettere l’assegnazione dei crediti formativi, ovvio), si dedica alle email sul telefonino, piuttosto che a schiacciare un pisolino ristoratore. Sarà per caso perché la noia ha fatto capolino in aula, o perché tra relatore e pubblico non si è instaurato alcun rapporto empatico?

Il parlare in pubblico è spesso lo strumento migliore per farsi conoscere quindi, per avere una visibilità privilegiata e un palcoscenico tutto nostro.

Tali occasioni dunque vanno sfruttate al meglio, soprattutto quando il pubblico è composto da potenziali clienti: imprenditori, manager, altri professionisti con cui creare network.
Il public speaking inoltre, rispetto all’essere autore di pubblicazioni o articoli, non solo fa curriculum, ma avvicina molto il potenziale cliente al professionista-speaker. Infatti nell’assistere ad una relazione, ad un convegno vengono coinvolti tutti i nostri sensi e soprattutto tutto il mondo del non verbale, cioè di quella comunicazione che viaggia a livello inconscio o preconscio, ma che fa la differenza nelle relazioni. Il nostro cliente avrà così, ascoltando la nostra relazione, la possibilità non solo di saggiare la nostra bravura “tecnica”, ma anche i nostri modi, la nostra capacità empatica, il nostro carisma, tutti elementi che da un articolo o da un libro non potrebbero emergere, quantomeno non così evidenti.

LE REGOLE DA SEGUIRE

Vediamo allora – anche per la materie giuridiche, da molti citate per la loro stessa natura come caso di inapplicabilità delle buone regole del public speaking – a quali accorgimenti è possibile ricorrere per rendere sicuramente più memorabile la propria presentazione. Ricordate, non esiste argomento o situazione dove le regole del public speaking non possano trovare applicazione e produrre risultati eccellenti.
Vediamo le buone regole che d’ora in poi ci dovranno accompagnare:

  • Fate brainstorming con voi stessi o con gli altri relatori (se dovete preparalo a più mani): lo speech si prepara con le domande. Calibrate l’intervento sul pubblico, non su di voi: chiedetevi chi avrete davanti, cosa conoscono dell’argomento, cosa vogliono sapere, cosa può colpirli e cosa può invece farli annoiare.
  • Organizzate il discorso (contenuto) come se fosse una storia (o tanti racconti): ricordate che è molto più facile per il pubblico ricordare una storia che la teoria (storytelling).
  • Cercate di raccogliere informazioni sulla location, sugli altri relatori e se possibile fate un sopralluogo prima dell’evento o cercate quantomeno di arrivare con buon anticipo per prendere confidenza con i luoghi e la disposizioni dell’aula (prossemica).
  • Preparate slides con immagini, filmati, mappe e tutto ciò che può facilitare visivamente la comprensione del pubblico e tenere alta l’attenzione. Non riempite le slides e tantomeno non riempitele di testo, altrimenti diventerete lettori di slides (visual thinking).
  • Organizzate lo speech con tanti esempi, casi pratici, best practice, racconti, metafore, in modo che il pubblico possa sentirsi coinvolto anche emotivamente e non solo cognitivamente (empatia). Fate precedere gli esempi alla spiegazione dei contenuti, sarà più semplice per il pubblico capire.

Preparare 3 tipi di materiali:

  • slides solo per esemplificare visivamente per il pubblico i contenuti;
  • schema pilota per voi relatori, per avere una traccia e per stare “tranquilli” in caso di black out;
  • dispense ad hoc (testo a fronte, grassetti ecc.) per il pubblico che non avrà in questo modo bisogno di prendere affannosamente appunti e potrà prestare attenzione a voi e a ciò che dite in aula.

Usate lo humor (elegante) per alleggerire i toni e creare empatia con il pubblico. Se potete non state seduti, ma alzatevi e gestire la relazione con il pubblico utilizzando tutti e tre i canali di comunicazione: verbale (cosa dico), paraverbale (come lo dico), non verbale (linguaggio del corpo).

AD OGNI SITUAZIONE LE SUE PECULIARITÀ

Ciascuna situazione presenta proprie caratteristiche a cui andrà adeguato lo stile di public speaking in funzione della tipologia dei partecipanti, della location e degli obiettivi dell’incontro.

Possiamo comunque riassumere tre tipologie di rapporto che si possono instaurare tra speaker e pubblico:

  • rapporto alto-basso > tipico delle docenze universitarie, seminari, corsi dove il compito del relatore è facilitare la comprensione del pubblico;
  • rapporto alla pari > dove l’obiettivo è la condivisione del sapere;
  • rapporto consulenziale > dove l’esigenza è di fornire risposte e strumenti.

A ciò si può aggiungere la delicata situazione dell’udienza, dove l’avvocato avrà come obiettivo il dimostrare il fondamento delle proprie ragioni portando argomentazioni. Qui la retorica e la dialettica giocano un ruolo determinante, ricordando che giudice, giuria, testimoni, ecc. sono persone e come tali fatte di emozioni. Ora se il compito dell’avvocato in udienza non è quello di emozionare (non il principale, quantomeno), saper veicolare contenuti creando un clima emotivo favorevole sicuramente offre una marcia in più.

25/11/2019
| a cura di Mario Alberto Catarozzo – Business Coach, Formatore, Consulente marketing
| leadership-avvocato

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