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Se un genere si deve dare alla comunicazione, allora, senza alcuna ombra di dubbio, asserisco che questo sia il genere femminile. E non perché il sostantivo italiano si colloca di per sé in questa “categoria”, ma perché a mio avviso, i pilastri portanti di un efficace progetto di comunicazione reggono meglio se questo si fonda sui punti salienti dell’essere femmina, e vi spiego il perché.

Forza vs Umiltà

Se la comunicazione di uno studio professionale si fondasse esclusivamente sull’imporre l‘idea di una posizione di forza/dominante (caratteristica storicamente cucita addosso all’universo maschile) questa correrebbe il rischio di apparire presuntuosa, pretestuosa e, a tratti, indisponente. Far ruotare tutta la comunicazione intorno ad un progetto autocelebrativo, risulta essere come un boomerang, con un effetto di ritorno che può essere devastante, e che al contrario di ciò che si vorrebbe sottolineare, ossia i punti di forza, fa invece emergere più facilmente le debolezze, le insicurezze; per cui tutto ciò che attorno a questo concetto si crea, rischia, inesorabilmente di disgregarsi.

L’umiltà, invece, più vicina all’universo femminile, se adottata come principio di comunicazione, fa da volano proprio alle competenze che, in maniera discreta, mai prepotente, ma concreta, si delineano. Sono i fatti a parlare, gli argomenti, e a questo proposito: un articolo, un post, un messaggio scritto con cognizione di causa, con competenza e professionalità, fa molto più effetto rispetto alle tante affermazioni sbandierate ai quattro venti (social, siti etc) nelle quali si autoafferma la propria bravura. Lasciate sempre che siano gli altri a dire che siete bravi!

La maternità

Il progetto di comunicazione dello studio può essere immaginato come una maternità, un paragone un po’ forte, mi rendo conto, ma così è. Perché va adottato, accolto, nutrito e controllato con una periodicità continua, va educato (raddrizzato se prende pieghe sbagliate), va amato: perché non si può trasmettere la passione per ciò che si fa, se non lo si ama pienamente.

La comunicazione è fatta di attese. Perché bisogna sapere aspettare i momenti opportuni per dire o fare qualcosa nello specifico, e bruciare i tempi non è mai una scelta prudente, come allo stesso tempo quella di attendere troppo.

Ci vuole coraggio, come per essere madri, perché per “partorire” un progetto di comunicazione idoneo, originale e che sia, a volte, controcorrente, di coraggio c’è ne vuole, da vendere.

La sensibilità

Un’altra delle caratteristiche tipicamente attribuibili all’universo femminile e da associare e applicare alla comunicazione è la sensibilità. Ci vuole sensibilità del capire cosa dire, come dirlo, quando dirlo e soprattutto dove dirlo. L’ho ribadito più volte, ma credo sia fondamentale, pianificare il messaggio che si vuole mandare sulla base dell’analisi della platea che si vuole raggiungere. Sbagliare il mezzo equivale a voler dire fare cilecca e bruciare il messaggio. La sensibilità nella comunicazione aiuta proprio ad avere quel fiuto, quel sesto senso che sappia guidare verso la strada più efficace da intraprendere. È la capacità di sapere ascoltare gli input del mercato, le domande che esso si pone e proporre delle risposte efficaci, a volte innovative, in tempi rapidi.

L’empatia

Per toccare le corde giuste, ed arrivare a fare centro nel proprio interlocutore, bisogna porsi in primo luogo nella stessa posizione dell’interlocutore stesso, mantenendo però al contempo la propria, di posizione. Un atteggiamento empatico aiuta, infatti, ad intercettare le necessità, le urgenze, la tipologia di richiesta e, a confezionare una comunicazione su misura, che sia in grado di toccare immediatamente le corde giuste, dare le risposte che ci si aspettava e in qualche modo anticiparle. Il consulente non deve porsi su un piano statico e altero, ma avvicinarsi al cliente e anche tramite la comunicazione, scritta, orale, verbale e non verbale, far capire in maniera chiara che il progetto del cliente è il proprio progetto e che senza alcuna ombra di dubbio la risposta data sarà la più giusta.

La comunicazione non deve essere mai “violenta” nei modi, nei toni, nell’insistenza dei tempi, nell’autocelebrazione; deve, invece, essere aggraziata e concreta, arrivare dritta all’obiettivo ma con eleganza e mai con prepotenza, per questo la comunicazione deve essere femmina!

29/11/2021
| a cura di Amalia Di Carlo
| gestione-studio

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